La Russia ha avviato operazionispeciali per de-militarizzare l’Ucraina. America ed Europa preannunciano sanzioni pesantissime alla Russia. Crollo delle Borse, boom di oro, metalli industriali, materie prime agricole! Prezzi alle stelle per petrolio e gas: la crescita europea e’ minacciata.
Poco dopo le 04.00 CET di stamattina, 24 febbraio, l’esercito russo ha dato avvio ad un’operazione speciale per “smilitarizzare e de-nazificare” l’Ucraina, Paese confinante e “fratello”. Obiettivi dichiarati da annientare sono quelli militari, con l’invito ai soldati ucraini a deporre le armi. Il Governo Ucraino considera l’aggressione militare in corso come un’invasione a tutti gli effetti e su larga scala. La decisione del Presidente russo Putin è finalizzata a de-militarizzare l'Ucraina e non ad occuparla, anche se questo andra’ dimostrato nel tempo, ed e’ stata determinata dall’insistenza degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel supportare il riarmo di Kiew e la sua inclusione nella Nato (North Atlantic Treathy Org.) espandendo dunque la presenza di quest’ultima alleanza militare verso est, cioe’ al confine russo. L'attacco russo all’Ucraina colpisce pesantemente i mercati finanziari, in particolare i listini azionari, in forte caduta in tutto il Mondo, originando massicci acquisti di asset classificati sicuri e di “rifugio”, come l’oro ed i metalli preziosi, e le materie prime agricole.
La preoccupazione sulla loro difficile reperibilita’ spinge al rialzo anche i prezzi del petrolio, del gas e dei metalli industriali. Le Borse europee perdono in media oltre il 4%, con una volatilita’ molto alta e oscillazioni a doppia cifra di molti titoli.
Nella mattinata asiatica, ad aggressione appena iniziata, si sono registrate perdite pesanti per Hong-Kong, con l’Hang Seng a -3,2%, per il Nikkei giapponese -1,8%, per il CSI300 di Shanghai&Shenzhen, -2,1% e per l’ASX australiano, -3,0%.
In pesante calo anche i future su Wall Street, dopo che la seduta di ieri aveva gia’ visto accentuarsi il sell-off sulle azioni: l'Indice S&P500, per la prima volta dal 2020, e’ arrivato a perdere oltre -10% dai massimi di inizio anno, entrando in fase di correzione tecnica. Ancora maggiore la scivolata del Nasdaq, che col -2,5% di ieri e’ oltre -19% sotto il record storico di novembre.
Ovvia, ma comunque impressionante, l’accelerazione al rialzo di prezzi del petrolio, col WTI (West Texas Intermediate) in rialzo del +7% a 99,1 Dollari/barile e quello del gas naturale europeo, il cui future di marzo sulla trading di riferimento Ttf è balzato +35% a 120 Euro/megawattora. Non a caso, visto che gran parte del gas europeo proviene dalla Russia, attraverso gasdotti sul territorio ucraino.
La fuga verso i “beni rifugio” e’ ben rappresentata dall’apprezzamento del Dollaro, risalito a 1,116 verso Euro (+1,3%), e dello Yen giapponese, scambiato a 128 verso Euro (+1,6%). Il prezzo dell’oro, +3,2% oggi, supera 1.970 Dollari/oncia, testimoniando la corsa verso il piu’ classico dei “porti sicuri”.
Le criptovalute non mostrano alcuna capacita’ difensiva nell’attuale delicato frangente: Bitcoin e’ in calo, 34.700 Dollari, -11%, piu’ che dimezzato dai massimi di ottobre 2021.
Il mondo finanziario russo subisce le scelte politico-militari del Governo: la Borsa di Mosca, dopo un iniziale stop alle contrattazioni, e’ stata affossata da vendite indiscriminate, col Moex Russia Index, denominato in Rubli, è arrivato a perdere fino a -45%, senza precedenti nella storia.
Anche la valuta russa si sta rapidamente indebolendo: il Rublo ha perso sino a 7% contro il dollaro, rivedendo i minimi del 2016 a quota 83.
La Banca centrale russa ha promesso interventi per «stabilizzare la situazione”. Quella ucraina ha sospeso il trading della Hrivna e della Borsa, limitato il prelievo di contanti e la cessione di valute estere ai privati.
Benche’ definite come “misure temporanee”, insieme alla decisione di introdurre la “legge marziale” nel Paese, danno l’idea del livello di emergenza.
La volatilità sui mercati azionari e’ esplosa: l'indice VIX sulla volatilita’ della opzioni sull’indice S&P500 ha raggiunto quota 37,7%, replicando i livelli da emergenza Covid di inizio 2020.
L’escalation militare in Ucraina accentua la minaccia per i mercati rappresentata dall’inflazione troppo alta e dalle possbili contromisure che adotteranno le Banche Centrali per contrastarla. L’impennata dei prezzi del petrolio e del gas naturale si rifletteranno negativamente sui prezzi alla produzione (PPI) ed al consumo (CPI), penalizzando rapidamente consumi privati ed investimenti industriali.
Uno scenario inatteso fino a pochi mesi fa, quello della stagflazione (crescita economica nulla o negativa ed elevata inflazione), ma molto piu’ probabile ora per l'economia europea, vista la perdurante pressione rialzista esercitata dai prezzi delle materie prime, e l’aggravante delle tensioni geopolitiche.
Le Banche Centrali si troveranno dunque a mettere in conto i crescenti rischi al ribasso per la crescita economica: la curva dei rendimenti dei Treasuries incorpora 5 rialzi da 25 basis point da parte della Fed (Banca Centrale Usa), 2 in meno rispetto ai 7 previsti a inizio febbraio.
Meno misurabile la previsione sui rialzi dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, con l’orizzonte target del “primo +0,25%” slittato a fine 2022.
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