Abbiamo dunque percorso la metà del nostro cammino sui mercati finanziari per questo 2022, un anno che non ha deluso le aspettative di alta volatilità, con un bear market che forse avremmo dovuto vivere già tempo addietro, considerata la pandemia che ha colpito le economie mondiali nel 2020, e che avrebbe dovuto generare dei corposi ribassi sui listini mondiali, ma che tuttavia le banche centrali hanno evitato, ricorrendo ad un’immissione di liquidità mai vista prima. Le economie sono state sostenute artificialmente, ed i mercati finanziari sono stati inondati di liquidità, creando una divergenza fortissima tra finanza ed economia reale. Questa divergenza chiara sotto gli occhi di tutti, era destinata a chiudersi, prima o poi le banche centrali avrebbero dovuto riallineare i conti, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata l’esplosione dell’inflazione.
Un’inflazione ricercata, come più volte da noi detto, dalle banche centrali, che ricordiamo nel periodo pre pandemico, in una fase del ciclo economico di fortissimo rallentamento, era uno degli obbiettivi principali insieme alla piena occupazione.
Ebbene la domanda è ripartita, con la fine della pandemia, ma l’offerta è rimasta ferma, generando una corsa dei prezzi molto più rapida del previsto, ma le banche centrali, sicure di poter gestire il quadro complessivo, hanno lasciato margini ampi alla corsa dei prezzi.
Colpo finale per questo 2022 la guerra Russia Ucraina, che ha messo sul tavolo delle ripercussioni, e delle sanzioni , il comparto energetico. La Russia, uno dei maggiori fornitori mondiali di Petrolio, gas, ma anche di frumento e diverse altre risosrse, si è trovata isolata dalle potenze europee, che hanno chiaramentee intrapreso la strada dell’indipendeza energetica dalla russia.
Benzina sul fuoco, verrebbe da dire! In un contesto dove la corsa dei prezzi era oramai lancirata, colpire l’offerta di food ed energy, è stato il via al rally! Inflaizone alle stella, massimi degli ultimi 40 anni e il mondo occidentale che deve correre ai ripari.
La FED, come sempre faro delle banche occidentali, inizia cosi il suo percorso di inasprimento nelle politiche monetarie, si parte con rapidi rialzi tassi ad ogni riunione, fino a giungere all’ultimo rialzo dei ben 75Bp.
Reprimere l’economia, schiacciare la domanda, questi gli obbiettivi della FED, che impotente nei confronti di un’offerta scarna di energia mondiale, si trova costretta ad abbattere la domanda, reprimere la produzione, generando un contesto difficilissimo per le aziende americane, che iniziamo a pubblicare trimestrali negative, special modo nelle proiezioni future, con utili in calo.
Inutile quindi sperare in rialzi dei listini, il crollo è inevitabile, un 2022 che da il via al tanto temuto bear market!
L’S&P dai massimi di 4795pnt crolla a 3650pnt , Nasdaq da 16740 a 11000pnt…regge in prima battuta l’azionario europeo
L’europa che vive un contesto di maggiore fragilità nella congiuntura macroeconomica, rallenta il suo processo di inasprimento , e non procede a rialzi tassi , attesi adesso per la riuniopne di luglio 2022.
L’Europa ha bisogno ancora di sostegno e questa da maggiore respiro all’azionario europea che soffre esclusivamente le incertezze legate al conflitto in Ucraina. Ma la fase di serenità dura poco, oramai le decisioni hawkis della BCE sono alle porte ed i listini europei iniziano a cedere punti percentuali, portandosi non lontano dai minimi di questo 2022. La strada sembra pertanto segnata.
Universo decisamente opposto il mondo orientale, che vive una fase del ciclo economico del tutto diversa, ancora alla ricerca di ripartenza, ricerca di inflazione che tarda a venire, con una domanda che rimane asfittica.
La BOJ cerca ancora forti stimoli all’economia, immette liquidità cercando di contenere i rendimenti obbligazionari sovrano allo 0.25%, portando cosi ad una svalutazione dello yen, che non si vedeva da anni.
Troppo ampio il divario nelle economie occidentali ed oriantali, lo yen perde terreno contro tutte le maggiori valute concorrenti, segnado un -12% medio da iniaio anno contro le majors.
La chiave di tutto resta l’energia, con il Ngas che dopo aver superato i 9$ ha ripiegato verso valori di fair value attorno ai 65$, mentre il petrolio resta ancora sostenuto sulle aree di 110$, mentre riteniamo fair value le aree tra 100-90$ al barile. ma al momento l’offerta fatica grandemente a sostenere il ritmo della domanda, ma se in un modo o nell’altro la domanda dovesse ripiegare, un nuovo equilibrio potrebbe trovarsi, tale da far calare i prezzi dell’energia.
Anche il mondo cripto per questo primo semestre non vede che profondo rosso, la forte correlazione con i listini azionari, hanno dato grande sprint nella fase di salita, la voglia di risk on, ha dato al mondo crypto un boost, che sembrava non finire mai, tutta via, il panico è panico, le incertezze non piacciono agli investitori, e pertanto la liquidità fa da padrona, si vendono tutti gli asset crypto, anche il btcoin segna un primo semestre in profondo rosso, sfondando i livelli dei 20000$ e senza dare ancora segno di tenuta dei minimi.
Dobbiamo ora proiettarci verso il secondo semestre dell’anno, e cercare le migliori occasioni di investimento, che a nostro parere saranno riposte nel mondo obbligazionario, primo comparto a beneficiare di un’eventuale rientro dell’inflazione, anticipando probabilmente il mondo azionario, che attende ora le trimestrali relative al q2.
Proseguiamo quindi il nostro cammino quotidiano insieme, monitorando costantemente i mercati, alla ricerca di occasioni di lungo , medio e breve periodo